Possiamo definire gli aminoacidi come le unità fondamentali delle proteine. L’insieme di più aminoacidi forma una proteina, elemento essenziale al mantenimento di tutte le strutture del organismo. Scopriamo di più.
Possiamo immaginare gli amminoacidi come “mattoncini” necessari alla “costruzione” delle proteine. Le proteine sono essenziali al metabolismo cellulare, al rinnovamento dei tessuti e al trasporto dei nutrienti. Inoltre, esse svolgono un ruolo fondamentale nei meccanismi di difesa esercitati dal sistema immunitario. Ad esempio, gli anticorpi che combattono i microrganismi nocivi sono proteine.
Di conseguenza, gli amminoacidi sono altrettanto fondamentali alla sopravvivenza dell’individuo: senza di loro, non avremmo le proteine.
Capiamo meglio cosa lega gli amminoacidi alle proteine e quale meccanismo è alla base di importanti funzioni biologiche. Gli amminoacidi “mattoncini” che compongono le proteine sono legati insieme da un legame (il legame peptidico), che verrà poi spezzato nello stomaco e nel duodeno (una parte dell’intestino). In questo modo, gli amminoacidi potranno raggiungere l’intestino tenue, nel quale verranno assorbiti dall’organismo per svolgere le proprie diverse funzioni.
In natura, ad oggi conosciamo 20 amminoacidi proteinogenici (letteralmente, che creano le proteine). A seconda della capacità (o meno) di sintesi del nostro organismo, gli aminoacidi sono divisi in gli aminoacidi essenziali, e aminoacidi non essenziali. Nel dettaglio.
1. Amminoacidi essenziali. Gli amminoacidi essenziali non sono prodotti dall’organismo e perciò devono essere assunti attraverso l’alimentazione.
2. Amminoacidi non essenziali. Sono sintetizzati nelle cellule da a partire da carbonio, ossigeno, azoto e idrogeno
Ricordiamo un aspetto importante: con “essenziali” o “non essenziali” non indichiamo l’importanza degli amminoacidi nel nostro organismo, poiché tutti gli aminoacidi sono necessari e devono essere assunti nella giusta misura.
Conosciamo meglio due degli amminoacidi non essenziali, acido aspartico e asparagina. Il loro nome rimanda inevitabilmente all’ortaggio. In effetti, l’acido aspartico, insieme all’asparagina, è stato per la prima volta isolato dall’ortaggio da cui entrambi prendono il nome, cioè l’asparago.
L’acido aspartico è un amminoacido glucogenetico. Ciò significa che può essere utilizzato per fornire energia all’organismo dopo essere stato a propria volta trasformato in zucchero. Ciò avviene tramite il processo metabolico della gluconeogenesi. L’asparagina, in sinergia con l’acido aspartico, è anch’essa coinvolta nei processi di produzione di energia. Possiamo individuare acido aspartico e asparagina in uova, pesce, pollame, latticini, asparagi, avocado, patate, noci, legumi. Inoltre, l’acido aspartico si trova presente soprattutto in soia, merluzzo, alghe, tonno, storione, salmone, arachidi e lupini, lievito di birra.
L’assunzione di amminoacidi con la dieta è un aspetto fondamentale per l’equilibrio nutrizionale e per il mantenimento del nostro stato di salute complessivo. Fortunatamente, le fonti proteiche alimentari sono molte.
Gli alimenti che ne contengono di più sono uova, latte e derivati di caseificazione e tutti i tipi di carne. In seguito, troviamo legumi e cereali. Infine, sono presenti minime quantità di proteine negli ortaggi e nella frutta.
In associazione a una dieta varia ed equilibrata possiamo utilizzare un integratore alimentare, specie se stiamo affrontando un periodo di particolare stanchezza e stress e abbiamo bisogno di incrementare il nostro apporto energetico.
Inoltre, per chi segue un’alimentazione vegana sono validi alcuni suggerimenti:
Aumentare il consumo di tutti i tipi di legumi (soia, fagioli azuki, lenticchie ecc), semi oleosi (noci, mandorle, lino, chia, canapa), pseudocereali (grano saraceno, amaranto, quinoa ecc).
Incrementare il consumo di ortaggi più ricchi di proteine: spinaci, cavoli, broccoli, germogli e funghi.
Utilizzare farine di legumi o proteine isolate da vegetali: di soia, di piselli, di ceci, di fave ecc.
ALBERT L. LEHNINGER Biochimica, Zanichelli, Bologna, 1975, pp. 6; 61.
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